Memorie di un bevitore: In compagnia di John Barleycorn by Jack London

Memorie di un bevitore: In compagnia di John Barleycorn by Jack London

autore:Jack London [London, Jack]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: comprato
ISBN: 9788898823932
editore: Tarka
pubblicato: 2016-05-16T22:00:00+00:00


IL CLUB DEI POVERI

QUANDO ERO IN COMPAGNIA di persone che non bevevano, non pensavo mai all’alcol. Louis era una di quelle. Né l’uno né altro avevamo quattrini per permettercelo ma non ne provavamo il minimo desiderio. Eravamo sani e normali. Se avessimo avuto tendenza all’alcolismo ci saremmo arrangiati, con o senza denaro, per soddisfare la nostra passione.

Tutte le sere, terminato il lavoro, ci ripulivamo e ci cambiavano abiti e dopo cena ci si trovava all’angolo della strada, alla piccola pasticceria. Ma al tiepido autunno era seguito l’inverno gelido e umido e fuori si stava male.

La pasticceria non era riscaldata. Nita, o la persona che serviva al banco, aspettava i clienti nel retrobottega, dove c’era una stufa, ma noi non vi eravamo ammessi e nella bottega si gelava come all’aperto.

Louis ed io esaminammo la situazione. Non rimaneva che un’alternativa: il bar, dove gli uomini si radunano e bevono con John Barleycorn.

Mi ricordo, come fosse ieri, della sera in cui Louis ed io andammo in cerca di un ricovero. Soffiava un vento umido e, senza soprabito (non avevamo denaro per comprarlo), battevamo i denti.

I bar sono sempre caldi e comodi. Noi non vi andavamo per bere; ma sapevamo che un bar non è un’istituzione di beneficienza, né un posto in cui ci si possa fermare quanto si vuole, senza ordinare, ogni tanto, qualche consumazione al banco. Avevamo pochi soldi e non cercavamo certo di buttarli via perché ci servivano per le gite in tram con le nostre amiche. Quando eravamo soli evitavamo anche questo lusso e si andava a piedi.

Così entrammo nel caffè con la ferma intenzione di spendere il meno possibile. Chiedemmo un mazzo di carte e, seduti a un tavolo, giocammo per un’ora. Louis pagò un giro, io un altro: della birra a buon mercato, che facemmo durare il più possibile.

Osservammo gli avventori che entravano. Erano operai di mezza età o vecchi, per lo più tedeschi, che sembrava si conoscessero da molto tempo, e si riunivano a piccoli gruppi, ai quali noi non potevamo mescolarci. Quel caffè non era adatto per noi. Uscendo, rimpiangevamo amaramente di aver sciupato una serata e speso dei soldi per una birra che non desideravamo affatto.

Per parecchie sere, provammo diversi locali e infine andammo al “Nazionale”, un bar che si trovava all’angolo della Decima Strada e di via Franklin. Louis vi incontrò uno o due tipi che conosceva; io, alcuni compagni di scuola di quando ero bambino. Discorremmo dei giorni passati, interessandoci della sorte dei nostri compagni di allora e intanto bevevamo, com’è naturale. Essi ci invitarono per primi; seguendo l’etichetta del bevitore, dovevamo restituire la cortesia. Questo ci stringeva un po’ il cuore, perché i nostri soldi se ne andavano.

Al momento di andarcene, vedevamo la vita più rosea, ma al tempo stesso eravamo squattrinati. Tutti i nostri risparmi della settimana erano sfumati. Ci convincemmo che quella era una buona taverna per noi, ma che in avvenire bisognava essere più prudenti nelle spese.

Sino alla fine della settimana non avevamo più soldi, quindi fummo costretti a



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